Stanzione Mirella

 
Stanzione Mirella

nato nel 1927
Roma

6 Racconti

7.2 min
Rimasero nel campo americano altri mesi: era difficile ricostruire anche l’identità perché i tedeschi scappando avevano bruciato tutti gli archi del campo. Alla fine Mirella con la madre è riuscita a tornare in Italia e poi in treno fino a La spezia dove ha ritrovato il padre, il fratello e anche la casa, svuotata di tutto ma non bombardata. Erano nel frattempo passati sedici mesi.
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14.1 min
Il campo fu evacuato quando i russi furono vicini. E cominciò la marcia della morte. Prima di lasciare il campo le prigioniere avevano ricevuto un pacchetto della Croce rossa; Mirella sulle spalle piene di piaghe purulente date dall’arresto delle mestruazioni, porta il suo pacco e quello della madre che era troppo debole per portare pesi anche leggeri. Man mano che si andava avanti, alla colonna si aggregavano civili e militari tedeschi che scappavano. Non ci si poteva fermare pena la morte immediata. Ma ad un certo punto il gruppo di italiane, sfinite, decisero di fermarsi tanto sarebbero morte comunque. I tedeschi non le videro, avevano fretta e paura, nessuno tornò indietro e così cominciò la loro personale marcia di libertà. Durò un mese e nel frattempo la guerra era finita. Se ne accorsero una mattina quando svegliandosi Mirella vide davanti un soldato russo che le offriva della vodka. Continuarono a camminare fino a quando finalmente arrivarono ad un campo americano.
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7.7 min
Ravensbruck era un campi internazionale, c’erano donne che provenivano da tutta l’Europa: francesi, polacche, russe, finlandesi, olandesi… la lingua era un problema a cui per le italiane si aggiungeva il fatto di essere, appunto, italiane: venivano considerate traditrici e fasciste. Le altre deportate non si rendevano conto che Mirella, deportata politica, era lì per gli stessi motivi. Particolarmente dure erano le polacche e le russe ma forse, Mirella dice, perché la loro detenzione durava da più tempo. Mirella è convinta di essere sopravvissuta perché non era sola: con lei c’è sempre stata la madre e una amica, le italiane avevano fatto gruppo.
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12.4 min
Per arrivare al campo hanno attraversato un paesino molto carino tanto da commentare che forse non era poi così male. Appena si sono aperte le porte del campo hanno capito invece cosa le aspettava. Ravensbruck era un campo per sole donne e bambini. Mirella, tra tutte le cose terribili dell’arrivo, ricorda lo shock di vedere la madre nuda, l’umiliazione. E poi la visita ginecologica appena arrivate: i tedeschi cercavano oro o denaro in tutti i posti dove poteva essere nascosto. Il lavoro al campo era molto duro, erano dodici ore di turno sia di giorno che di notte e il turno peggiore era quello di notte perché poi la mattina non si poteva riposare ma fare altri lavori. Il cibo era una specie di orzo nero la mattina, una zuppa con una fetta di pane a mezzogiorno; la sera niente. E il pane che si voleva conservare, di notte Mirella lo metteva sotto la testa, insieme alle scarpe, per impedire che li rubassero.
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11.1 min
Quella di Mirella era una famiglia antifascista. Il fratello era con i partigiani e il padre non lo aveva seguito solo perché lavorava. Il 2 luglio 1944, Mirella, che aveva solo 16anni, e la madre vennero arrestate dalle SS nella loro casa di La Spezia solo perché parenti di un partigiano. Portate in carcere, rimasero in isolamento, vennero interrogate. non sono stati interrogatori violenti, Mirella rnon è stata torturata. Sono state portate ad un campo di smistamento a Bolzano e da lì, su un carro bestiame, a Ravensbruck. Mirella dice che quello che hanno patito sul treno in sei giorni di viaggio, ha fatto rimpiangere la prigione: la fame, la sete, l’umiliazione di dover fare i bisogni nel bugliolo.
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7.6 min
Sinteticamente tutta la storia dell’arresto, della deportazione a Ravensbruck, della vita nel campo di concentramento.
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