Vera Michelin Salomon

 
Vera Michelin Salomon

nato nel 1923
Roma

8 Racconti

17.0 min
Una volta aperte le porte del carcere, il ritorno non fu immediato perché gli italiani non sono venuti subito a riprendere i propri prigioniero. Vera e la cugina furono accolte nel campo dei francesi che nel frattempo si era svuotato perché invece i francesi erano accorsi subito per i propri concittadini. Lì hanno avuto la prima esperienza con DDT che le liberò finalmente dalle cimici. E un giorno, mentre aspettavano, videro arrivare Paolo Buffa, il cugino di Vera, su una camionetta inglese, che le aveva rintracciate. Vera è passata a salutare i genitori ma la cosa che voleva era tornare a Roma. Il primo lavoro importante fu però a Vico Canavese dove Vera andò a dirigere un istituto per orfani di partigiani. Istituto che fu chiuso pochi anni dopo la guerra con una falsa accusa mossa da un democristiano: era cominciata la guerra fredda. Vera andò a lavorare al comitato regionale del PCI a Torino. A Torino Vera ha conosciuto il marito. Ha continuato sempre a lavorare in associazioni culturali. E’ stata bibliotecaria della CGIL. Attualmente è presidente dell’ANED sezione di Roma.
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11.0 min
Arrivati a Dachau, con le solite urla, vennero mandate a dormire nelle docce senza che ancora venisse loro tolto nulla. Vera confessa di aver dormito. La mattina dopo fu tutto un andare da ufficio all’altro. Vera ricorda che furono colpite dai cani: avevano delle gualdrappe nere con la SS ricamata e pensarono a quanto fosse improponibile tanta ostentazione quando il destino della guerra era segnato. Poiché la sentenza diceva che la pena Vera e la cugina dovevano scontarla in un carcere e non in un campo, furono riportate a Monaco, nel carcere dove erano state da poco giustiziate le ragazze della Rosa Bianca. Nel carcere c’erano donne di tutte le provenienze. Rimasero un mese, lavorando tormentate dalle cimici. Rimasero lì un mese per poi essere trasferite nel carcere femminile di Aichach. Era un carcere duro, si lavorava, andavano anche in campagna per la raccolta delle barbabietole ma, dice Vera, non era nemmeno lontanamente paragonabile alle sofferenze di chi è stato nei campi. Senza contare che ha avuto la fortuna di essere in cella insieme alla cugina. E riuscivano perfino ad avere notizie dell’avanzata del fronte. Quando le mandarono a bruciare tutti documenti della sede del p...
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10.9 min
A Regina Coeli i cinque arrestati vennero a sapere che sarebbero stati messi sotto processo dal tribunale militare tedesco. Per fortuna al processo Vera ebbe un avvocato d’ufficio che era italiano e che, con molto scrupolo, si era informato bene sul suo cognome che poteva sembrare ebreo invece era della tradizione Valdese. Il processo fu breve. Vera e la cugina vennero condannate a tre anni di carcere duro da scontarsi in Germania. I tre ragazzi vennero assolti. Vera e la cugina pensavano che non sarebbero mai state portate in Germania per una pena che non avrebbero mai scontato per intero perché i tedeschi stavano perdendo la guerra. Nel frattempo ci fu l’attentato di via Rasella. E nel carcere hanno assistito alla selezione per le Fosse Ardeatine dove venne preso, anche se era stato assolto, Paolo Petrucci. Contrariamente a quanto pensavano, Vera e la cugina vennero portate via da Regina Coeli e inviate in Germania. Del viaggio in camion tutta la notte, Vera non ricorda quasi nulla, probabilmente si è rifugiata nel sonno. A Firenze hanno caricato tutti su un treno e sono arrivati a Monaco. Vera ricorda che entrare in Germania ha significato il totale cambiamento di atteggiamento da p...
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12.5 min
Vera tornava a casa da scuola per pranzo. La tavola era apparecchiata per sette persone, loro erano in cinque e aspettavano due ospiti. Sulla porta di casa c’era ad aspettarla un SS. In casa oltre all’amica, c’era il fratello di Vera, il cugino di Vera Paolo Buffa che viveva con loro e Paolo Petrucci. Buffa e Petrucci erano tornati a Roma in missione per conto dell’esercito alleato per stabilire un collegamento con i membri della resistenza romana. Di tutto questo per fortuna in casa non c’era niente, forse in qualche pagina di libro erano nascosti dei soldi. I due ospiti vennero avvisati dal falegname e non arrivano a casa. Vennero tutti caricati in macchina e portati a Via Tasso. L’interrogatorio non fu violento. Non sospettavano che Vera fosse in contatto con l’organizzazione armata e si fermarono a due interrogatori. Dopo una settimana vennero portate a Regina Coeli.
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12.1 min
Si misero in contatto con la rete clandestina del Partito Comunista che per ogni zona di Roma aveva dei responsabili. I contatti erano rapidi, nessuno conosceva il cognome degli altri. Le azioni che Vera faceva consistevano nel prendere dei volantini e poi distribuirli. Vera ha fatto, tra le altre, la distribuzione dei volantini all’università la mattina che venne ferito Gizio e ricorda la grande fuga verso Viale Regina Margherita con gli spari dei fascisti.
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12.3 min
Tutto è precipitato con l’8 settembre. Vera si trovava già a Roma dove un cugino le aveva trovato da lavorare nella segreteria di una scuola. A Roma, grazie ai cugini, Vera aveva cominciato a frequentare l’ambiente della sinistra romana. Viveva presso un istituto gestito dall’Esercito della Salvezza, studiava per prendere anche il diploma di ragioneria poiché il posto di lavoro che occupava richiedeva quel titolo. Dopo l’8 settembre la rete della resistenza si organizzò; Vera intanto era andata ad abitare da una amica con la quale sarebbe stata arrestata e che sarebbe diventata sua cugina. E sentì di volersi impegnare nella resistenza non armata dei giovani verso gli studenti, rete nella quale la cugina era già inserita.
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13.7 min
Vera è nata in una famiglia di religione valdese. I genitori, ad un certo punto della loro vita, hanno incontrato l’Esercito della Salvezza e hanno abbracciato quella missione diventano lui un pastore o meglio, come vuole la regola, un ufficiale dell’Esercito della Salvezza. Quella di Vera è stata quindi un’infanzia piuttosto austera. Vera ha seguito il padre nei continui spostamenti previsti dal suo ufficio e ha finito la licenza magistrale a Milano proprio allo scoppio della guerra. All’inizio tutti pensavano che sarebbe durata poco e non prevedevano quanto invece sarebbe stata terribile per tutti.
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1.4 min
Vera non è stata deportata, lei dice che la deportazione l'ha sfiorata. E' stata però arrestata e portata "solamente" al carcere nazista di via Tasso a Roma. A Ebensee Vera ha scelto di leggere i versi scritto da un deportato.
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