Marchetilli Francesco

 
Marchetilli Francesco

nato nel 1926
Roma

6 Racconti

5.6 min
Francesco ha cominciato a lavorare come spedizioniere all’Unità: portava il giornale appena uscito dalla tipografia a Firenze. Francesco si è sposato e ha avuto figli a cui ha raccontato tutta la sua storia, li ha portati anche a Via Tasso. Sulla carta da parati della sua cella aveva disegnato una barca incidendola con una spilla che aveva sulla giacca, ma nelle celle che ha visto non ha ritrovato il suo disegno.
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17.1 min
Un sabato mattina il campo dove stava Francesco venne evacuato. Erano seimila. Il giorno dopo sarebbe toccato agli altri fra cui stava Francesco. Stavano per uscire quando qualcuno gridò che stavano arrivando gli americani, tutti si scaraventarono fuori dalle baracche e le guardie tedesche sulle torrette girarono le mitragliatrice spararono sui prigionieri. Fu una strage senza senso. Quando entrarono gli americani, presero i soldati tedeschi e li lasciarono ai prigionieri. Il campo fu come rioccupato per dare assistenza e organizzare il ritorno dei prigionieri. Francesco prima di tornare avrebbe dovuto fare la quarantena a Dachau ma stava bene e voleva solo tornare a casa. E si è messo in strada a piedi, verso il confine. Durante la marcia si è unito ad altri che come lui tornavano a piedi verso casa. Prima di arrivare la confine fu fermato dagli americani che controllavano che potessero rientrare in Italia solo gli italiani: c’era molta gente di tutte le nazioni che volevano entrare nel nostro paese. Fino a Genova Francesco è arrivato in camion e da Genova a Roma in treno. Era giugno.
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20.5 min
Francesco ha cominciato a lavorare fuori dal campo in una fabbrica che recuperava materiali per altri usi. Poi andò a lavorare in una fabbrica di armi che aveva impiantato il laboratorio in una baracca del campo. Alla fine del lavoro veniva un controllore dalla fabbrica. Una notte vennero portati all’aperto: in mezzo c’era un palco con una forca. Era esecuzione di un ufficiale russo che aveva sabotato i pezzi prodotti. Era la prima volta che Francesco vedeva una impiccagione. La ricorda ancora nei dettagli e ricorda le risate dei tedeschi. Francesco considera che è sopravvissuto e tornato per la fortuna di non essersi mai ammalato perché chi andava in infermeria non tornava ma andava al forno crematorio. Rimanevano solo cenere e ossa. La cenere veniva data come concime per le piantagioni. Poi un giorno si sentì il cannone avvicinarsi, i tedeschi allentarono la sorveglianza e cominciarono ad arrivare i deportati da altri campi evacuati. I tedeschi, finchè hanno potuto, non lasciavano i prigionieri agli americani.
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12.9 min
Francesco è arrivato dopo un viaggio regolare: loro si aspettavano una azione dei partigiani. Fino a Firenze in camion, da Firenze col treno. Al confine lanciarono bigliettini con i propri nomi sperando così di far avere notizie alle famiglie. A Dachau il primo stupore: erano tutti vestiti a righe. Fu fatto l’appello, furono istruiti sul fatto di doversi togliere il cappello. Poi li fecero spogliare all’aperto, tutta la loro roba fu portata via, poi è arrivata una squadra di detenuti tosatori e li hanno rasati. Poi un’altra squadra con pennelloni imbevuti di disinfettante che bruciava. E poi la doccia fredda. Poi il numero il triangolo rosso dei politici e la divisa e gli zoccoli di legno. Arrivata la zuppa, era tanto cattiva che Francesco e gli altri non hanno mangiato per due giorni. Alla fine hanno mangiato tutto.
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9.7 min
Francesco dopo via Tasso fu portato a Regina Coeli: ricorda cancelli dopo cancelli e le cimici, tante cimici. In cella il numero cambiava, entravano persone, ogni tanto qualcuno spariva. Era in cella quando venne fatta la selezione per le Fosse Ardeatine. Uno fu un compagno di cella che era stato arrestato per aver aiutato gli inglesi, un altro era un povero pecoraro colpevole di avere sul suo terreno un filo per le trasmissioni degli alleati. Sentirono che chiamavano i prigionieri per nome. Tutti erano convinti che uscivano di prigione. Ma la notte si sentirono gli strilli dei parenti. E la mattina dopo seppero da un tedesco che erano stati ammazzati tutti. Dopo un mese Francesco si sente chiamare. Convinto di subire la stessa sorte, si ritrovò invece fuori, diretto ad un camion pronto a partire. Mentre saliva, Francesco vide la madre dall’altra parte della strada, fece per chiamarla ma un tedesco gli diede un colpo col calcio del fucile. Il camion era diretto in Germania.
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14.8 min
Francesco veniva da una famiglia comunista. Viveva in Trastevere. Quando è stato arrestato faceva parte del lottava cellula del Partito Comunista clandestino. Insieme ad altri ragazzi, usciva durante la notte nonostante il coprifuoco per fare azioni di sabotaggio: spargevano i chiodi a tre punte (in realtà sono chiodo a quattro punte), rubavano le auto militari, specialmente i camion con i rifornimenti. Durante uno di questi furti disgraziatamente la macchina non è partita e i tedeschi li hanno scoperti. Portato a Via Tasso, venne subito picchiato. Ancora botte appena in cella perché quando è entrato un militare tedesco, Francesco non si è alzato in piedi. E’ rimasto in cella 14 giorni durante i quali in cella gli venne messa una spia: Francesco lo ha capito perché parlava e chiedeva troppe cose. All’interrogatorio Francesco cercò di giustificare il tentato furto con l’aver sentito dire che gli americani una volta arrivati, promettevano di lasciare le macchine rubate in proprietà. Al processo a via Lucullo Francesco è stato condannato a due anni. Gli proposero di scambiare il campo di concentramento con due anni di lavoro in Germania. Non sapendo cosa fosse il campo di concen...
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