I combattimenti, dice Sasà, sono tutti uguali. Sasà, dopo il rastrellamento del 4 marzo, fu richiamato ai GAP centrali di Roma ma i compagni di Centocelle continuarono. Molti finirono su Monte Tancia, verso Poggio Mirteto, dove ci fu una delle più importanti battaglia partigiana del Lazio. Settanta partigiani sulla cima della montagna resistettero per tutta la giornata, poi si sganciarono coperti da sei che coprirono la fuga, degli altri. Fra questi giordano Sangallo, 16 anni, di Tor Pignattara. La zona era abitata da pastori, c’erano giusto un paio di famiglie. Gli uomini erano con i partigiani e nelle case c’erano solo vecchi donne e bambini. Arrivarono i tedeschi e li uccisero tutti, 26 persone e uccisero tutti gli animali. Si salvò solo un bambino di sei mesi che la madre aveva nascosto. E disposero che i corpi non dovessero essere seppelliti ma lasciati a marcire all’aperto. Il vescovo scrisse una lettera al comando tedesco condannando apertamente l’eccidio e rinfacciando l’uccisione dei bambini. Lettera convinse il comando tedesco a consentire l’inumazione sul Monte Tancia e solo dopo la liberazione di Roma, si poterono portare i morti al cimitero.
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