Thot Lucio

 
Thot Lucio

nato nel 1934
Roma

9 Racconti

4.7 min
La casa di Lucio Thot era in riva al mare, una palazzata della fine dell’800. Era una famiglia a Zara da cinque o sei generazioni. Nell’estate del 43 la madre decise di portar via Lucio e i fratelli mentre il padre era in guerra sul fronte dell’Africa e di cui non si aveva notizie. I nonni rimasero lì perché anziani. Mentre loro venivano via, i parenti subivano i bombardamenti. Molti dei suoi compagni di scuola sono morti mitragliati. Sono andati prima nelle Marche dove sono rimasti per dieci anni. E fu una fortuna perché i marchigiani furono molto accoglienti.
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1.9 min
Lucio Thot ama Roma, è qui dal 1968. Ma parla il dialetto Zaratino, almeno con i suoi fratelli. E si rende conto che il dialetto ha una ricchezza lessicale molto forte, specie nelle questioni pratiche di vita quotidiana.
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5.0 min
Si può fare una gran carriera, come è successo a Luco Thot, ma si continua ad avere un sentimento di nostalgia. Anche senza subire i luoghi comuni di quelli che, senza troppi mezzi culturali, lo scambiavano per slavo o per esule. Lucio Thot ricorda di un maresciallo meridionale che disse al padre colonnello dell’esercito che lui, maresciallo una volta in pensione, sarebbe potuto tornare in Calabria, e il signor colonnello non sarebbe potuto tornare a Zara.
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7.2 min
C’era un senso religioso profondo che però non era il bigottismo della campagna veneta, anzi, per via dell’influenza austriaca, c’era un clima allegrotto. I vescovi hanno accompagnato i cittadini nell’esodo nonostante la chiesa in fondo fosse filo-austriaca e poi filo-croata. E poi a Zara malgrado il forte senso di italianità c’era di fondo un sentimento di convivenza anche come garanzia per poter restare. Il patriottismo non si trasformava in sentimento di odio verso l’altro, verso gli stessi compagni di scuola che erano rimasti, per esempio, austriaci di là dal confine.
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3.7 min
A differenza dell’Istria dove c’era una grandissima maggioranza italiana, Zara era una enclave italiana senza speranza. A Zara se lo aspettavano di diventare croati, i cittadini di Zara parlavano il croato, con tutti, tra le classi più diverse. Tutti i termini marinari sono dialettali e italiani.
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4.0 min
Lucio percepiva un dialogo segreto tra i genitori: la tristezza di girare per le calli sentendo che si parla solo slavo. Balcanizzata ma anche per effetto della modernizzazione. In questo senso si sta dando il contributo di citare ad esempio e città delle Marche, con contributi finanziari, con contributi culturali.
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9.9 min
Sono venuti qui per restare in un paese che parlasse italiano, anche se non il dialetto, perchè la lingua è una cosa importante. C’è il lessico familiare e i sentimenti più profondi. Perdere il luogo dove si parlava il dialetto è stato una perdita grande. Ma almeno si comprende la lingua italiana mentre a Zara si parla solo croato. C’è una grande ammirazione per gli italiani rimasti ma corrono il rischio di assimilazione. Sono contenti di essere in Italia anche se le tradizioni si sono quasi perdute: quello strudel particolare lo fa solo un pasticcere a Frascati. E così il sole del nord dell’Adriatico che non è quello di Venezia… così come non c’è la macchia mediterranea. Un puzzle che non si mette più insieme se non nella memoria.
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7.3 min
Due o tre aspetti. Il diritto del ritorno che però dovrebbe comportare la ricostruzione di un tessuto che prevede un salto di mentalità dei croati molto difficile nei fatti. La restituzione dei beni: ci sono 3500 domande. Il risarcimento da parte dello Stato perché l’Italia ha pagato i danni di guerra con i beni degli Istriani. Giustizia penale: veder condannato qualcuno per le stragi delle foibe ma è difficile perchè sono tutti vecchi, quasi tutti morti, ne è rimasto solo uno. E c’è da considerare che la questione suscita molto più allarme a Lubiana e Zagabria che a Roma: l’Italia, in proporzione, è un paese grande e quei territori poca cosa.
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6.3 min
Se in Croazia ci saranno le condizioni di assimilazione, di rispetto e di abbattimento della convinzione che ci sia una razza croata, la domanda di adesione all’Europa sarà accettata. Lo stemma contiene sei elementi: la capretta dell’Istria, i tre leopardi della Dalmazia, il castello di Gorizia, l’aquila di fiume, l’alabarda di Trieste e sopra a tutto il leone di San Marco di Venezia e dispiace che la lega lo abbia utilizzato in senso secessionista perché per i cittadini istriani e dalmati è il simbolo della loro italianità.
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