- raccontato da Piero Terracina | 1928
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Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Il 7 aprile cominciava la Pasqua ebraica. In famiglia si sentivano più tranquilli, erano passati i mesi dalla retata in Ghetto, si sapeva che gli americani sarebbero arrivati presto. La sera prima decisero di fare il pranzo rituale e si era fermato anche il fratello del padre, anche lui nascosto, che sarebbe rientrato all’Ostiense l’indomani mattina alla fine del coprifuoco. Ma ad un certo punto sentirono bussare, la sorella andò ad aprire: erano due soldati delle SS. Dissero che avevano venti minuti di tempo per prendere le cose, il padre cercò di intercedere per il nonno che aveva 84 anni ed era da poco rimasto vedovo. Non ci fu nulla da fare. In basso, vicino alla camionetta delle SS c’era un giovanotto italiano: la mattina aveva fatto finta di fare la corte alla sorella che andava a fare la spesa, aveva scoperto dove abitavano e li aveva denunciati, anzi venduti perché per ogni ebreo i tedeschi pagavano 5mila lire.
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