Mario Spizzichino 1/4 – Di campo in campo

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  • raccontato da Spizzichino Mario | 1925
  • caricato da Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
La persecuzione di Mario comincia con le leggi razziali, quando faceva lo stracciarolo e tutti si sentivano in diritto di offenderlo, perfino di prenderlo a schiaffi. Nel febbraio del 1944 a via Goito fu arrestato su delazione di un brigadiere di pubblica sicurezza che prese un premio di duemila lire. In seguito Mario ha saputo che il brigadiere era stato condannato a 28 anni e poi amnistiato. L’8 settembre Mario era a Napoli ma era voluto venire a Roma per aiutare la madre che era nascosta a casa di una famiglia di cattolici. Da Regina Coeli dove ha trovato molti compagni di scuola; poi è stato mandato a Fossoli dove c’era uno zio che lo avvertì di fare di tutto per scappare. Nel campo c’erano persone di tutte le provenienze, professori, professionisti e poveracci. Rinchiusi dentro un vagone arrivarono ad Auschwitz dove ci fu a bastonate la prima selezione. Arrivati al campo furono spogliati e mandati alle docce dove l’acqua era prima bollente poi gelata. E poi il numero tatuato 180098. Da lì a Sosnowitz dove Mario fu mandato in una fabbrica che produceva bossoli per i cannoni. E cominciò la tragedia del campo: assistere all’impiccagione dei prigionieri russi, portare i morti al forno crematorio in un altro campo. Quando verso la fine dell’anno le cannonate dell’esercito russo si avvicinarono, i tedeschi li portarono marciando per chilometri e chilometri fino a Mauthausen. Altra selezione, altro numero col braccialetto 126667.
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