- raccontato da Filippo Buongarzoni | 1932
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Provincia di Roma - Per la memoria | 19/09/2012
Sotto casa di Filippo c’era un negozio di ebrei. Nel ’43, dopo le leggi razziali, i fascisti rastrellarono il negozio e allora la madre di Filippo cominciò a dare ospitalità agli ebrei. Sono arrivati ad avere fino a 16 ebrei nascosti in casa che quando arrivavano i fascisti potevano scappare per i tetti e da via Monserrato arrivava a Via Giulia. Molti si sono salvati perché ricoverati al Policlinico sotto nomi cattolici. Alla fine della guerra, il proprietario del terrazzetto attraverso cui scappavano gli ebrei, chiese alla madre di Filippo la forma su un documento che attestava che anche lui aveva aiutato: gli serviva per rifarsi una verginità, lui era uno della polizia fascista che piombava i treni alla stazione Tiburtna. La madre non ha mai firmato.
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