- raccontato da Limentani Mario | 1927
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Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Il 3 maggio spalancarono le porte del campo di Melk. I tedeschi erano scappati ma ancora gli americani non erano arrivati. I deportati diedero subito l’assalto ai magazzini: morirono centinaia per il troppo mangiare all’improvviso. Gli americani arrivarono il 6 maggio. Mario non riusciva nemmeno a piangere. Era stordito, pesava 24 chili e due etti. Venne portato da un ospedale all’altro. Era ormai il 27 giugno quando rientrò in Italia arrivando a Bolzano. Il medico del campo profughi avrebbe voluto tenerlo ancora in ospedale ma Mario lo convinse a farlo partire per Roma. Arrivò a Roma la mattina presto. Prese prima una camionetta per andare a Santa Maria Maggiore e poi la circolare rossa. Gli chiesero perfino il biglietto. A Ponte Garibaldi incontrò un vecchio amico che lo accompagnò in piazza e fu tutto un giubilo: era tornato il veneziano. A casa Mario trovò che i genitori, il fratello e i tre nipoti, quelli che si erano nascosti con lui il 15 ottobre, si erano salvati tutti. Della famiglia della cognata, 14 persone, è tornato uno solo. La cognata non si è salvata.
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