L'organizzazione psichiatrica in Settori si avviò ottenendo i primi risultati positivi, nonostante le molte difficoltà e gli imprevisti incontrati all’interno del manicomio in via di trasformazione e soprattutto all’esterno dove dovevano sorgere i servizi. Di fronte alla complessità della nuova attività da svolgere sorsero differenti visioni e strategie che causarono conflitti, tra cui il più evidente fu la rottura dell’unità del gruppo dei medici di Torino centro, di cui facevano parte Grosignai e Luciano, psichiatri che rappresentavano l’avanguardia della nuova psichiatria e non legati al potere politico e sindacale. Di conseguenza si affermò e conquistò l’iniziativa della nuova psichiatria, il gruppo formato dai medici e infermieri di Torino Est, protetti e sostenuti dall’Amministrazione dell’Opera Pia e della Provincia, ortodossi alla linea del Partito Comunista. Nel frattempo la Provincia, per poter governare direttamente i flussi della nuova psichiatria tentò di operare l’estinzione dell’Opera Pia cui aveva affidato cento cinquant’anni prima la gestione dell’assistenza psichiatrica. Il ministro della sanità Mariotti si oppose alla soppressione del’Opera Pia come da sollecitazione dei sindacati infermieri ostili al nuovo corso.
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